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MORE Public LESS Program nasce dalla volontà di indagare e approfondire il necessario ed ancora attuale dibattito sul ruolo dello spazio, sia pubblico sia privato, e sulla disciplina del Writing alla luce di alcune importanti pubblicazioni indipendenti. A partire dalle scritte (spontanee) e dalle tag, fino a giungere agli interventi più strutturati (indipendenti o commissionati), la questione della responsabilità, come anche della ordinaria manutenzione urbana, è riemersa prepotentemente negli ultimi tempi. Le differenti posizioni (sia esse materiali o culturali) riguardo l’intervento urbano sono spesso riportate all’attenzione del fruitore, dello spettatore casuale o del cittadino ogni qualvolta spunta l’emergenza degrado, sicurezza, decoro, responsabilità privata e pubblica e testimonianza artistica.

Il costante cortocircuito fra le molte realtà artistiche presenti sul territorio urbano e suburbano, e il più comune vandalismo grafico, si sovrappongono all’ambiguità del discorso sul decoro e sulla decorazione pubblica confondendo le posizioni e le possibili  interpretazioni e portando su di un unico piano elementi e attitudini eterogenei e in parte contrapposti.

A ciò si deve necessariamente aggiungere, ancora oggi, la capacità non sempre comune a codificare i molti interventi urbani; le tipologie di pratiche, come anche i materiali e i dispositivi utilizzati, sono arrivati a un tale punto di sofisticazione da portare oggi la controversia critica sulla riconoscibilità, sull’autorialità e sulla “certificazione di esistenza” ai massimi storici.

L’indifferenza teorica e storico critica verso il Writing o l’arte urbana di non meno di dieci anni fa ha lasciato il posto a un’ossessiva e pervasiva fascinazione, mappatura e strumentalizzazione di ogni tipo di pratica presente nel tessuto urbano. Grazie anche ai tanti operatori culturali attivi in strada, la percezione, l’occupazione e la condivisione di ciò che per lungo tempo veniva considerato lo spazio pubblico si sono totalmente modificate. La fisionomia della città, e alcune sue parti divenute “celebri” proprio per gli interventi sia legali che illegali, si è trasformata in virtù di quelle improvvise presenze che hanno reso la stessa città per alcuni aspetti più “preziosa”.

Sono molti i case studies che hanno analizzato l’impatto materiale, culturale e simbolico di presenza e assenza (per cancellature, pulitura, speculazioni) di un intervento in un luogo preciso e le molteplici, conseguenti rivendicazioni da più soggetti. È con questo che si ha inevitabilmente a che fare quando si parla di “arte pubblica” relazionandosi con un insieme di processi non solo artistici, economici e valoriali che fanno di una parte di città un luogo in cui molte persone tornano. E non si parla in questo caso di monumenti, quindi di celebrazioni o commemorazioni di fatti o persone, ma di un’area anonima, a volte suburbana e periferica divenuta centrale e indiscutibile anche per la presenza di un intervento artistico. Allo stesso tempo anche il concetto di ‘pubblico’ si è modificato e in parte trasformato, non dimenticando che è pubblico tanto il fruitore dell’opera quanto lo spazio entro il quale avviene la fruizione della stessa.

Un luogo pubblico indica generalmente uno spazio condiviso, comune e spesso di passaggio: alla luce dei molti e recenti esempi di arte urbana torna utile domandarsi che cosa sia ora lo spazio pubblico e come si muovono gli “attori” che lo abitano. In questa prospettiva la questione del decoro e dell’ornamento si sta concentrando sulla codifica e sull’istituzionalizzazione anche dell’arte urbana.

Gli incontri, quindi, vogliono amplificare un discorso quanto mai complesso a partire dalle voci dei suoi attivi protagonisti che spesso svolgono il doppio ruolo di operatore e fruitore critico dello spazio pubblico. Allo stesso tempo, e rivendicando il plus valore di queste discipline così controverse, sono apparsi importanti pubblicazioni a supporto di una nuova “idea” di città. La necessità di continuare a conoscere le varie espressioni artistiche che supportano lo spazio urbano si affianca alla possibilità di restituire al pubblico partecipante agli incontri un’occasione importante per continuare a indagare le più recenti pratiche urbane e, allo stesso tempo, affermare l’evidenza storica di una pratica visuale indiscutibile e anche necessaria al linguaggio collettivo. Il Museo, in questo caso il Museo d’Arte Moderna di Bologna, non può che essere il luogo dove il discorso attorno agli spazi pubblici si fa teoria, storia e dove potere documentare e archiviare un momento di analisi. Per questo motivo tutti gli incontri verranno registrati e successivamente diventeranno una pubblicazione scientifica. Inoltre gli incontri vedranno la partecipazione di studenti di differenti bienni sia dell’Accademia di Belle Arti di Bologna che dell’Università di Bologna attraverso una certificazione rilasciata dalle Istituzioni coinvolte con un conteggio preciso di ulteriori CFA e CFU da allegare al singolo piano di studio.

MORE Public
LESS Program
dal 20 aprile 2023
al 25 maggio 2023
– ogni giovedì

Sala conferenze MAMbo
Via Don Giovanni Minzoni, 14
Bologna
a cura di
Fabiola Naldi
in collaborazione con
MAMbo
Accademia Belle Arti Bologna
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Maurizio d’Apollo
Diego Faverzani, Antonio Iovine
Mathieu Romeo, Lorenzo d’Ambra
Luca Barcellona
Andrea Caputo
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