Skip to main content
Ulrich van Loyen

Il senso della famiglia

By Tiziano Manna10/12/2018Luglio 11th, 2023No Comments

Le anime pezzentelle nella cultura e cultualità a loro associate, oltre ad essere un patrimonio culturale e antropologico, rappresentano una risorsa di vera umanità per il mondo. Sia andando a ritroso nel tempo, ma anche parlando oggi con i devoti si capisce che il culto delle anime rappresenta il legame tra vivi e morti basato su uno scambio reciproco. Il teschio anonimo viene identificato durante una procedura di visite reiterate, – trovato in un mucchio di ossa sotto una cripta, ad esempio, pulito, e finalmente messo in una teca, dopo che la persona a cui apparteneva era apparsa al credente durante il sonno – per assumere nella memoria collettiva il ruolo di un garante delle virtù (religiose, civili): ci sono, per fare un esempio, i vari dottori Alfonso nelle cripte di Napoli e ci sono i promessi sposi (quelli che secondo leggende e „veggenti“ sono morti assieme, spesso cadendo da un aereo o investiti da un’automobile). Alfonso garantisce che ci siano i dottori buoni, onesti, quelli che non fanno differenza tra ricchi e poveri, e i promessi sposi sono interpreti del messaggio che benché si muore l’amore resterà. Nelle cripte, sia nel centro di Napoli sia a Secondigliano, ho spesso incontrato persone che si sentivano più al loro agio tra questi „anonimi“ che nei cimiteri. Benché tante „informazioni“ sui teschi rimangono incomplete o conosciute da pochi (da quelli che li hanno addottati) ognuno che pratica questa devozione è convinto dalla loro limpidezza e purezza. «Con i miei parenti ho litigato, tante cose sono rimaste non dette con loro no, le anime sono amici,» dicono i devoti. Si capisce che il culto delle anime è in fondo il culto della famiglia, però della famiglia vera: sono i teschi accanto ai quali si trovano le foto dei familiari morti, sono loro che stanno scontando la pena nel purgatorio e perciò, essendo ancora raggiungibili e bisognosi del nostro supporto, possono aiutare i nostri cari defunti a trasformarsi in antenati benevoli.

Fino ad oggi si pratica ancora a Napoli la doppia sepoltura: la prima serve per scoprire le ossa, durante la seconda si puliscono i resti mortali per raccoglierli nel loculo finale. La prima è contrassegnata dal lutto, dalla meditazione della soglia tra vita e morte, cioè dal processo ambiguo che inizia con la scomparsa di un parente; la seconda rappresenta la trasformazione conclusa, la collocazione del defunto tra gli avi. In un contesto sociale dove i legami familiari erano tanto fragili quanto essenziali (con una cifra altissima di „illegittimi“, „esposti“, orfani) e dove il patrimonio era inesistente o scarso (l’alta borghesia prima del boom dello spiritismo non aveva mai bisogno delle anime pezzentelle), il culto delle anime serviva per „rapportarsi“ – si dava nome e storia a qualcuno che poteva accompagnare e collocare i propri cari, ci si creava un posto intimo e indistruttibile nella memoria della città, e perlopiù si trasformava il proprio in assistenza (per le anime, ma spesso anche per i loro sosia, i poveri). Forse sarebbe azzardato chiamarlo un fait social totale, in ogni caso il culto delle anime del Purgatorio era e resta una straordinaria risposta a diverse domande.


Come citare questo testo

Loyen van, U., (2018). Il senso della famiglia, in Amirante, F. (a cura di), Ritorno. Il culto delle anime pezzentelle, ShowDesk Edizioni, Napoli.


Autore

Ulrich van Loyen, nato a Dresda nel 1978, è etnologo e studioso di letteratura. Dopo aver ricoperto diversi incarichi accademici in Italia (Urbino, L’Aquila) e Germania (Colonia, Monaco), attualmente insegna Teoria dei media e Antropologia dei media all’Università di Siegen.

Close Menu

ShowDesk ODV
via Sibilla Aleramo 26
80038 Pomigliano d'Arco
– Napoli

C.F./VAT: 93065450632
IBAN: IT18H0359901899050188534627
EU PIC NUMBER: 918538300